… Ma non fatevi ingannare da quello sguardo languido, un po’ “da vittima”, sotto quella veste di cagnolinoelegante e un po’ snob, una volta lasciato libero in campagna, si nasconde un micidiale cacciatore. Non vi sto a raccontare il batticuore e l’apprensione che ho provato le prime volte che lo vedevo sparire dentro boschi e roveti immensi dietro fuggenti fagiani. E la stupefacente emozione provata ad udire lo scoccodellare di un di fagiano costretto dal mio piccolo cockerino ad abbandonare il suo sicuro rifugio per palesarsi in volo alla nostra vista. Poi come usa narrare un vecchio adagio: “ l’appetito vien mangiando” e con un poco di rimpianto per non aver scoperto prima questa sua grande indole mi sono dedicata sempre più al mondo della caccia e delle prove e con rammarico mi sono resa conto che esiste nella mente di una buona parte dei cacciatori una sorta di “retaggio di pensiero” , del tutto errato, che delinea un ingiusto svilimento delle potenzialità venatorie delle razze spaniels e soprattutto del cocker. Quando va bene si arriva al massimo a una sorta di marginalizzazione come cane da riporto da utilizzarsi esclusivamente nella caccia dei piccoli uccelli. Ma credetemi che non esiste, in materia, maggior emozione e soddisfazione del vedere tornare il nostro “eroe”, perché tal è, con un fagiano in bocca che pare essere più grosso di lui… Magari recuperato pure con difficoltà in zone a noi inaccessibili! Mi sono resa conto che in Italia, e in diversi paesi europei, ma non più in Gran Bretagna,patria d’origine delle razze da ferma per eccellenza ovvero setter e pointer, i cani da caccia più utilizzati ed apprezzati dai cacciatori sono i cani da ferma probabilmente perché in grado di coprire maggiori distanze e di rendere un po’ più comoda l’azione di caccia dei loro proprietari con l’immobilità della ferma. Di conseguenza essi sono divenuti pure i più conosciuti nella società venatoria. Andando di conseguenza a ridurre di molto l’utilizzo di questa razza a caccia che come vedremo per questo scopo è stato allevato. Tracciando le origini del nostro piccolo protagonista potremmo osservare che egli fu selezionato per essere un grande cane da caccia. Ci troviamo nella floridità economica dell’Inghilterra dell’epoca Vittoriana quando, per volontà di alcuni nobili, si diede vita ad una vera e propria selezione di razza. Vennero istituiti i primi registri di razza, se pur a valenza soggettiva e privata, di ognuna delle casate nobiliari. Ciò servì per dare una pragmatica distinzione a quei cani che fino ad ora erano stati inseriti in una grande eterogeneità di cani da caccia denominati spaniels. Cani che, si diceva, venissero addestrati a cercare e a levare in volo la selvaggina per il falco. Il cocker spaniel inglese è un diretto discendente dei Land’s Spaniels ovvero tutti gli spaniels selezionati per la caccia nei secoli precedenti al 1800 secondo le diverse esigenze degli allevatori. Si pensa che i progenitori degli Spaniels siano giunti nelle isole britanniche nel 1400 ma la loro presenza in altri territori europei quali Spagna e Francia è precedente e testimoniata da svariati testi e dipinti di personaggi di notevole fama quali il conte di Foix, Gaston Phobeu scrittore di quello che può essere definito come il primo manuale della caccia ” Le livre de chasse”, Shakespeare, Geoffrey Chaucer e Pisanello. Giungono quindi nel 1400 in Gran Bretagna e successivamente,nel 1570, ha inizio una classificazione basata sul tipo di lavoro che veniva svolto da questi; venivano chiamati water spaniel quelli che lavoravano prevalentemente in acqua mentre land’s spaniel quelli che lavoravano a terra e che, successivamente, vennero divisi in pointing spaniel che puntavano e fermavano la preda e springing spaniel quelli che, letteralmente, facevano “saltare” la selvaggina senza fermarla come ricorda l’etimologia della parola spring, in inglese molla. Nelle cucciolate di springing spaniel capitava che nascessero soggetti di dimensioni diverse e da qui la distinzione tra springing e cocking ( i più piccoli sotto lo dodici libre) venivano denominati cocker e utilizzati soprattutto per la caccia alle beccacce ( woodcock significa beccaccia ). Fu il signor Farrow, nel 1879, ad iniziare una vera e propria selezione accoppiando un maschio nero focato di nome Frank con una femmina bianco nera di nome Betty ( o forse Hills ); nacque Obo, un maschio nero, futuro capostipite della razza che, a sua volta, diede vita a numerosi campioni prevalentemente neri e probabilmente ad una prima femmina blu roana. Obo, nonostante fosse più piccolo rispetto agli attuali cocker e più simile ad un sussex per costruzione, fu un grande riproduttore che diede un’impronta fondamentale per qualità genetiche e tipicità all’evolversi della razza che fu riconosciuta ufficialmente dal kennel club inglese nel 1893 come COCKER SPANIEL INGLESE.Venendo dal mondo delle esposizioni sono un’amante del “bello e bravo”; credo che produrre ed avere un bel cane che caccia in maniera ottimale debba essere la massima aspirazione, nonché obbiettivo, di ogni allevatore.Il cocker è il più piccolo degli spaniels, il suo aspetto è quello di un cane ben equilibrato, forte, compatto e molto armonioso nella costruzione e nel carattere. La testa è caratterizzata da un cranio ben cesellato, muso quadrato, stop ben definito e situato a metà tra il tartufo e l’occipite, l’occhio è ben aderente, espressivo, sveglio e brillante, le rime palpebrali ben discese ma non troppo pesanti. Le orecchie, una delle particolari caratteristiche della maggior parte degli spaniel , sono lunghe, a forma di lobo e attaccate basse a livello dell’occhio; se allungate in direzione del tartufo arrivano alla punta. E’ inscrivibile in un rettangolo nella misurazione tipica che si ricava calcolando la distanza dei punti di repere presi dalla linea verticale dello sterno alla linea della natica che deve essere più lunga di quella ricavabile dal garrese a terra; ma un’altra misurazione importantissima, dettata chiaramente dallo standard, è quella ricavabile dall’altezza al garrese al suolo che deve uguagliare la distanza dal garrese stesso all’inserzione della coda. Questo parametro va chiaramente ad identificare l’assoluta compattezza della struttura fisica del cocker, generando per forza maggiore un galoppo tipico ed unico tra tutte le razze spaniels. Il collo è di moderata lunghezza, molto muscoloso, privo di giogaia ed inserito su spalle ben inclinate. Il tronco è, appunto, compatto e solido con rene corto e largo, la linea dorsale è orizzontale e tende a scendere dal rene all’inserzione della coda per un massimo del 30%. Gli arti hanno una buona ossatura, sono ben angolati (ma non esageratamente, soprattutto sul posteriore) e terminano con piedi ben raccolti e chiusi denominati appunto “piedi di gatto” , il metatarso sul posteriore è corto sotto al garretto per esprimere potenza nell’azione di spinta. Nonostante i suoi occhi languidi e il suo aspetto da cane da salotto esso non è adatto a tutti; egli è un intrepido cacciatore dal forte temperamento che ha un gran bisogno di sfogare le sue energie a caccia o comunque con lunghe passeggiate e corse o nuotate giornaliere, se gli si impedisce ciò si rischia di rovinare il carattere allegro, dolce ed affettuoso di cui è dotato e di renderlo piuttosto un cane infelice, stressato e scontroso. Ciò non toglie che, data la sua dolcezza e morbosità, sia un meraviglioso compagno di vita che si adatta facilmente alla vita in famiglia e in appartamento ma, come ho già detto, ha un gran bisogno di esprimersi nelle sue doti naturali. A conferma del suo carattere perennemente allegro, vivace ed esuberante e caratterizzato da un costante movimento di coda ad esprimere tutta la sua gioia viene perfino denominato “MERRY cocker”. E’ un cane versatile, intelligentissimo ed apprende molto facilmente ma anche molto permaloso e testardo perciò, per avviarlo ad una attività, bisogna principalmente conquistare tutta la sua fiducia. Una volta acquisita la fiducia possiamo iniziare ad impartirgli le prime nozioni fondamentali dell’addestramento alla caccia, insegnamenti che avranno necessità di essere praticati con una grande dote di pazienza e senza mai farsi prendere dalla fretta che si rischierebbe di urtare inevitabilmente con il suo carattere particolarmente permaloso. Se saremo giudiziosi i risultati saranno poi a dir poco eccezionali. Rispettatelo ed apprezzatelo in tutto e lui penderà dalle vostre labbra, sempre devoto e riconoscente ma non fatevi ingannare dai classici occhi da vittima permettendogli di fare ciò che vuole.Il suo aspetto fisico e il carattere testardo ed esuberante sono in funzione del lavoro che deve svolgere; esso deve infatti favorire una prolungata azione di caccia in terreni spesso molto difficili, ricchi di vegetazione, nel gerbido, nel bosco e nel sottobosco; terreni per i quali è stato selezionato e dove solitamente abbiamo maggiore abbondanza di selvatici. L’andatura del cocker è un galoppo brioso ed energico ma non così tanto da essere paragonato a quello degli altri spaniels; può variare a seconda della difficoltà del terreno, nelle zone più pulite avremo un galoppo continuo e sicuro mentre nella situazione di emanazione difficile o scarsa e/o in un terreno impervio e spesso inaccessibile al conduttore rallenterà raggiungendo un trotto sostenuto al fine di effettuare degli accertamenti più dettagliati. Il folto, a differenza delle altre razze spaniels per la sua piccola taglia, viene intrapreso utilizando i cunicoli o i pertugi che spesso si trovano lungo il bordo del forte della vegetazione ed all’interno persegue incessantemente senza alcuna esitazione il selvatico fino a convincerlo all’involo. Per il tipo di lavoro che deve svolgere, ovvero forzare la selvaggina senza fermarla, il nostro intrepido compagno batte il terreno da destra a sinistra con dei lacet contenuti in un raggio pari a 25-30 metri dal conduttore per dargli la possibilità di sparare ed abbattere il selvatico; questa distanza può variare a seconda del terreno che stiamo affrontando e degli ostacoli che ci troviamo di fronte poiché la visibilità potrebbe essere ridotta. Come abbiamo detto precedentemente, una sua caratteristica essenziale, è il movimento della coda. Nella cerca e soprattutto nel pistaggio essa sarà mossa freneticamente a segnalare al conduttore la presenza del selvatico; anche altri aspetti renderanno di facile interpretazione al conduttore la “cacciata” come il portamento della testa, il cambio di andatura e atteggiamenti euforici. Vedremo il nostro cane “cambiare marcia”! Al momento dello schizzo e dell’involo è richiesta l’immobilità del cane per concedere un tiro sicuro al conduttore e per permettere al cane di vedere con maggior precisione il punto di caduta del selvatico ed essere mandato successivamente al riporto della preda abbattuta. Il riporto verrà effettuato con estrema gioia, caratterizzato sempre da un bel movimento di coda; la preda sarà consegnata con fierezza nelle mani del conduttore. Il cocker è per la caccia dei giorni d’oggi un ausiliare non solo completo, efficiente e polivalente dal punto di vista venatorio ma altresì è compatibile anche con l’esigenza abitativa della società moderna e metropolitana ; la sua taglia gli consente un facile adattamento alla vita d’appartamento di una grande città, senza tradire o venire meno allo scopo originario della sua selezione, ossia la caccia. Colgo perciò l’occasione per ribadire che seppur facilmente integrato nella vita cittadina, ha bisogno di sfogare quotidianamente le sue energie in lunghe passeggiate, attività o nuotate; solo soddisfacendo queste sue esigenze avrete un vero “MERRY COCKER”.

RIFLESSIONI
Non è possibile esimersi dal non innamorarsi di qui setosi e morbidosi orecchioni, del suo caratteristico sguardo dolce e languido e quel carattere allegro e un po’ testardo. Per me, che ero solo una bambina di 9 anni, fu letteralmente amore a prima vista. Ad oggi, dall’arrivo del mio primo cockerino fulvo di nome Charlie, sono passati 18 anni ma la dedizione e complicità che nutro nei confronti di questa razza è cresciuta con me. Come la maggior parte delle persone che si avvicinano a questa razza, io me ne innamorai inizialmente per il suo aspetto fisico, per il carattere amabile e la smisurata intelligenza. Il cocker é un cane estremamente versatile, intelligentissimo, furbo ed astuto ma nel contempo molto permaloso e testardo. Il suo carattere é perennemente allegro, vivace ed esuberante e caratterizzato da un costante movimento di coda ad esprimere tutta la sua gioia; per questo motivo viene denominato “MERRY cocker”. .

Alessandra Fioravanti
FCI Standard N° 5 / 23.11.2012

ORIGINE: Gran Bretagna
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE:08.10.2012
UTILIZZAZIONE: Cane da cerca
CLASSIFICAZIONE F.C.I.: Gruppo 8 Cani da riporto, cani da cercaCani da acquaSezione 2 Cani da cercaCon prova di lavoro
BREVI CENNI STORICI:I Cocker Spaniels sono stati riconosciuti come razza a parte rispetto ai Field eSpringer Spaniels subito dopo la fondazione del Kennel Club, nel 1873. In originela razza era conosciuta con il nome di “cocking spaniel”, per la sua capacità di faralzare in volo le beccacce. Come per alcune altre razze da caccia, attualmenteesiste una differenza tra i soggetti d’esposizione e quelli destinati alla caccia: ilCocker d’esposizione è più robusto e più pesante rispetto a quello utilizzato per il lavoro.
ASPETTO GENERALE:
Allegro, forte, sportivo; molto armonioso e compatto.
PROPORZIONI IMPORTANTI:Misura, dal garrese al suolo pressappoco quanto dal garrese alla radice della coda.
COMPORTAMENTO – CARATTERE:Di carattere allegro, con la coda che scodinzola sempre, mostrando un tipico movimentoagitato, specialmente quando segue una pista, senza alcun timore dei terreni infestati dairovi. Gentile ed affettuoso, ma pieno di vita e di esuberanza.
TESTA
REGIONE DEL CRANIO:Cranio: ben sviluppato, nettamente cesellato, né troppo fine né troppo pesante.Stop: ben definito; situato a metà distanza fra il tartufo e l’occipite.
REGIONE DEL MUSO:Tartufo: abbastanza largo da permettere un buon olfatto.Muso: quadrato.Mascelle/Denti: mascelle forti, con perfetta, regolare e completa chiusura a forbice,cioè con i denti superiori che si sovrappongono, a stretto contatto, aidenti inferiori; denti impiantati perpendicolarmente alle mascelle.Guance: non prominenti.Occhi: riempiono bene le orbite, ma non sporgenti. Sono marroni scuro omarroni, mai chiari; ma nei cani fegato, fegato-roani e fegato ebianco, gli occhi sono nocciola scuro per armonizzarsi col mantello.Espressione intelligente e gentile ma molto sveglia, brillante e allegra;rime palpebrali aderenti.Orecchi: a forma di lobo, inseriti bassi, a livello degli occhi. Padiglioni conmembrana fine che arrivano all’estremità del tartufo. Gli orecchiportano delle belle frange di peli lunghi, diritti e serici.
COLLO:Di moderata lunghezza e muscoloso, s’inserisce nettamente su spalle fini e oblique. Non ha giogaia.
CORPO: .Forte e compatto.Linea superiore: ferma e orizzontale, scende dolcemente verso la coda dalla fine delrene all’inserzione della coda.Rene: corto e largo.Torace: ben sviluppato, regione sternale ben discesa, né troppo largo né troppostretto nella sua parte anteriore. Le costole sono ben arcuate.
CODA:Inserita un po’ più in basso della linea dorsale. Deve agitarsi allegramente in azione. È portata orizzontalmente e mai alzata. In passato era quasi sempre tagliata.Tagliata: mai troppo corta al punto di non essere più visibile, né troppo lunga dadisturbare l’agitarsi continuo della coda quando il cane lavora.Non tagliata: leggermente ricurva, di moderata lunghezza, proporzionata alla tagliadel corpo, deve conferire un generale aspetto di giuste proporzioni;idealmente non dovrebbe scendere al di sotto del garretto. Forte allaradice, si assottiglia in una punta fine; ricca di frange in armonia colmantello. Vivace quando il cane si muove, portata ad un livello nonpiù alto di quello del dorso e mai tanto bassa da dare l’impressione ditimidezza.
ARTIANTERIORI:Aspetto generale: hanno una buona ossatura. Sono diritti e sufficientemente corti per unapotenza concentrata. Non sono tanto corti da nuocere agli sforziintensi che ci si attende da questo magnifico cane da caccia.Spalle: oblique e fini.Piedi anteriori: fermi con cuscinetti spessi. Sono “piedi di gatto”.
POSTERIORI:Aspetto generale: larghi, ben pieni e molto muscolosi. Hanno una buona ossatura.Ginocchio: ben angolato.Metatarso: corto sotto il garretto, per dare molta spinta.Piedi posteriori: fermi con cuscinetti spessi. Sono “piedi di gatto”.
ANDATURA: movimento regolare con grande spinta e buon allungo.
MANTELLOPelo: piatto. Di tessitura serica, mai del tipo “filo di ferro”, né ondulato.Non troppo abbondante e mai arricciato. Gli arti anteriori, il tronco e iposteriori, sopra i garretti, sono ben guarniti di frange.
Colore:Unicolore: nero; rosso; fulvo; fegato (cioccolato); nero focato; fegato focato;il bianco non è ammesso se non in piccola quantità sul petto.Multicolore: bicolore; nero e bianco; arancione e bianco; fegato e bianco;limone e bianco. Tutti con o senza moschettature.Tricolore: nero, bianco focato; marrone, bianco con focature.Roano: blu roano; arancione roano; limone roano; fegato roano; bluroano focato; fegato roano focato.
TAGLIA E PESO:Altezza approssimativa: maschi: 39 – 41 cmfemmine 38 – 39 cmPeso approssimativo 13 – 14,5 kg
DIFETTI:qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerata come difetto e la severitàcon cui questo difetto sarà penalizzato deve essere in esatta proporzione alla sua gravitàed al suo effetto sulla salute ed il benessere del cane e sulla capacità di svolgere il suotradizionale lavoro.
DIFETTI ELIMINATORI:• Cane aggressivo o eccessivamente timido.
Standard di lavoro del Cocker Spaniel Inglese
Approvato dal Consiglio Direttivo ENCI del 2.10.2014
Lo Standard ufficiale di lavoro viene redatto e descritto da ciascun paese in funzione delle possibilità faunistiche e di habitat, purché non esorbiti dalle prestazioni richieste alla razza, create con la selezione nel paese di origine e ne rispetti e tuteli i caratteri di base dell’attività funzionale.
Per redigere lo Standard di lavoro di una razza di cani da caccia è razionale domandarsi a cosa essa serve, in quanto ausiliare del cacciatore e con quale prassi di lavoro le spetta di assolvere il compisti, perché possa rendersi concretamente utile e redditizia nella maniera più semplice.
Lo Standard di lavoro deve suggerire un indice di valutazione medio del valore delle prestazioni, tale che sia accessibile a tutti i soggetti portatori di insigni caratteri tipici della razza, anche se non tutti possono essere in grado di conseguire un risultato massimo.
La prova non è una gara a chi arriva primo ma un’accurata forma di selezione tecnica in base aicanoni caratteristici della razza. La prova non è l’occasione per eseguire delle micidiali battute di caccia, ma bensì è lo strumento valutativo con cui si misurano e si computano i caratteri basici dell’attitudine alla caccia dei soggetti in concorso.
Il numero nuovamente crescente di Cocker Spaniel Inglesi utilizzati a caccia e alle prove di lavoro è assolutamente incoraggiante, ma è necessario fare attenzione al negativo utilizzo di soggetti impropriamente denominati “Cocker da lavoro” totalmente al di fuori dei canoni tollerabili della razza. E che che questa presenza non arrivi a inquinare sovrastando in maniera irreparabile il lavoro di selezione che con tanta abnegazione è stato ottenuto sino a oggi e che continua a produrre campioni assoluti. In tal senso si rende improcrastinabile l’adozione dell’effettivo strumento valutativo delle prestazioni pratiche che è appunto lo Standard di lavoro.
E’ il momento di fissare i criteri tecnici valutativi con i quali si potranno formulare con assoluta uniformità gli indirizzi operativi della razza, onde far sì che a fronte delle inerenti manifestazioni cinotecniche, gli allevatori possano trarre i necessari spunti orientativi e di confronto costruttivo per la selezione allevativa.
Il Cocker Spaniel Inglese è una varietà tra le tante della grande famiglia degli Spaniel, estremamente diversa da tutte le altre, pertanto ascrivente di singolari caratteristiche ed esclusive peculiarità e come tale deve essere incoraggiata e tutelata nella conservazione delle sue personali particolarità.
Lo Standard di lavoro si colloca in equanime posizione normativa al Regolamento Generale per le Prove di caccia e al Regolamento Nazionale e Internazionale per le Prove di lavoro per Spaniel e con i quali si dota delle appendici di ordinamento e delle modalità classificatrici necessarie a emettere le indispensabili indicazioni di selezione.
l Cocker Spaniel Inglese è un cane di un’intelligenza straordinaria, dotato di un meraviglioso istinto per la caccia.
Di carattere è estremamente allegro, spigliato e sicuro nei rapporti con le persone e gli altri cani. Si distingue dagli altri Spaniel per il portamento fiero, distinto ed elegante. Non è mai remissivo di fronte a situazioni anche se più grandi e difficili della sua portata, anzi è coraggioso, caparbio se non intrepido.
Di struttura fisica ben equilibrata, compatto e armonico nella sua costruzione. La massa muscolare deve essere ben sviluppata per dare energia, fluidità e resistenza alla fatica in funzione del lavoro. Si preferirà un Cocker di giusta dimensione, grandezza fisica rispondente allo standard morfologico, in quanto ha come sua unica peculiare e distintiva caratteristica di razza quella di essere il più piccolo tra tutti gli Spaniel inglesi da caccia. Se troppo piccolo e troppo leggero non disporrà dei necessari mezzi fisici per una corretta e prolungata azione di caccia, anche se a volte a fronte di un’eccessiva iper-nevrilità, riesce a sopperire con la mentalità e il carattere a certe limitazioni strutturali, allontanandosi però dal corretto equilibrio psico-morfologico tipico della razza.
Se troppo grande in ogni sua misura non sarà più rispondente al suo caratteristico modo di lavorare e al suo precipuo utilizzo, oltre a contraddire la sua stessa caratteristica fondamentale di razza che lo annovera come lo Spaniel più piccolo fra tutte le altre razze di Spaniel inglesi.
La corporatura deve presentarsi forte con un profilo generale compatto e ben muscolosa, il rachide deve essere forte e solido, la linea dorsale tendente all’orizzontale (né cifotica, né lordosica), il rene corto e largo che si fonde in una solida groppa leggermente inclinata. Il torace deve essere ben ampio senza essere eccessivo nell’altezza, quella giusta è in linea con i gomiti. Gli arti ben angolati, in particolare gli arti pelvici. Il collo deve presentarsi ben inserito tra le scapole, ben muscolato e di giusta lunghezza, ma mai deve essere troppo corto o troppo lungo. La testa deve avere un buon cranio, il tartufo ben proporzionato e con narici aperte, il muso di pari lunghezza con il cranio e con buona quadratura. Gli occhi non devono essere prominenti, ma di giusto incasso nelle orbite con palpebre ben aderenti per una efficace protezione da eventuali gravi incidenti dovuti al contatto con la vegetazione.
L’andatura
Il Cocker Spaniel Inglese è iscrivibile in un rettangolo molto compatto: l’altezza al garrese deve uguagliare la distanza dal garrese stesso all’inserzione della coda. L’andatura del Cocker è il galoppo ordinario, vivo ed efficace, adottato nella frequenza delle battute a seconda del terreno. Questa particolare struttura, tipica del trottatore nelle angolazioni degli arti ed estremamente compatta e corta nella lunghezza del tronco, quindi più consona al galoppatore, gli conferisce un’eccellente flessibilità nella variazione dell’andatura passando spontaneamente dal trotto, utilizzato per cacciare in folto e per dirimere le piste più delicate e complesse – da vero e proprio “meticoloso” cacciatore qual è – al galoppo utilizzato prevalentemente nel vagliare terreni aperti utilizzando l’aria. Il galoppo deve essere sostanzialmente continuo, brioso ed energico, mai veemente e irruenti (doti tipiche delle razze Spaniel di maggiori dimensioni).
In funzione di effettive circostanze dettate dalla contingenza del momento, può moderare la velocità fino a cambiare passo, onde poter attuare brevi e motivati accertamenti su piste o segnali olfattivi particolarmente deboli o di difficile interpretazione, finanche perseguire tenacemente la passata di un selvatico con la meticolosità e la caparbietà che notoriamente contraddistingue questa razza.
La spinta del posteriore deve essere vigorosa ma non impetuosa, il galoppo del Cocker non può dunque essere caratterizzato da tempi di battuta brevi, raccolti e violenti. L’arto pelvico nell’azione di spinta non deve rimanere sotto di sé e tanto meno a fine battuta deve produrre alcuna sorta di scalcio, ma interagire con gli arti anteriori in una falcata moderatamente raccolta. Le membra toraciche si estenderanno senza sbracciare garantendo una perfetta sincronia con l’azione combinata e propulsiva degli arti posteriori, coprendo un’ampiezza d’appoggio equilibrata alla spinta di movimento innescata dagli arti addominali. L’andatura autentica del Cocker è individuabile in un galoppo dal movimento leggero ed elegante, sostanzialmente meno veloce e meno potente di quello dello Springer. Il galoppo non si deve presentare né estremamente eretto sugli arti né tanto meno flesso e serpeggiante (negato dalla costruzione stessa del tronco) ma lineare, morbido ed elegante.
Il lavoro
Come per tutti gli altri Spaniel da terra, il terreno ideale del Cocker è quello coperto da vegetazione (erbaccioni o gerbido, bosco, sottobosco o tagliate di bosco rinato, macchia di roveti o macchia mediterranea, falaschi o sponde di ambienti lacustri e altri terreni corrispondenti a questa tipologia) all’interno della quale vi trova vieppiù rifugio la selvaggina. Luoghi di caccia questi nei quali gli Spaniel ottimizzano le loro attitudini venatorie. Il Cocker anche in funzione della diversa struttura fisica, la quale è notevolmente più minuta rispetto agli altri Spaniel inglesi, si differenzia nel trattare e affrontare la vegetazione. Per il Cocker è caratteristico l’accedere all’interno dei forteti della vegetazione tramite una vera e propria forma di utilizzo degli accessi naturali e/o realizzati dagli animali selvatici, tipo fore, gattaiole, cunicoli, radure ecc., insinuandosi tra gli ostacoli con procedura meticolosa, scivolando sotto la copertura con agilità e silenzio quasi felino. Si una definire tale processo di cerca “scava sotto”. Mentre lo Springer, a differenza del Cocker, preferisce sfondare l’ostacolo penetrandovi d’impeto o di slancio anche dal di sopra. E’ sovente che in azione di caccia in superfici più o meno coperte da vegetazione possa, anche a causa degli intrighi arborei, ridurre l’andatura di galoppo finanche passare a un’azione di trotto purché veloce e sbrigativo, lavorando e interpretando le emanazioni che provengono dal terreno con dei frequenti “colpi di naso”. Menocoperto il terreno e più sarà indotto ad accelerare l’andatura e a utilizzare maggiormente il naso per via aerea onde reperire gli effluvi portati dal vento.
Le emanazioni più fresche saranno lavorate con sicurezza, risalite con grande precisione e determinazione fino all’ubicazione del selvatico, ma sempre in silenzio. Saranno tollerati i colpi di voce, solo se emessi come manifestazione di estrema determinazione nell’inseguire dentro alla vegetazione fitta uno scaltro selvatico che non vuol farsi raggiungere dal cane. Se invece sono dati all’involo del selvatico fuori dalla vista del conduttore come avvertimento dell’avvenuto involo o schizzo del selvatico è addirittura attitudine da considerare come meritoria di un autentico e intelligente ausiliare. Altre forme di dare la voce sono ingiustificate nell’azione di cerca durante la decifrazione delle emanazioni; sono indesiderate poiché allarmerebbero la selvaggina inducendola a involarsi o partire anticipatamente all’arrivo del cane. Il lavoro di pistaggio esercitato su ampie distanze e per lunghi periodi, pur essendo attitudine facilmente incoraggiabile, non è desiderabile, altrimenti rischia di far divenire la prestazione alla stregua di una mera azione da simil-Segugio. Particolarmente nel turno di prova, dove lo spazio temporale concesso è limitato, il pistaggio dovrà essere altresì rapido e deciso onde forzare la selvaggina nella distanza utile allo sparo del conduttore. La distanza del raggio di cerca è di norma quella di buona utilità al tiro di fucile (25-30 metri) anche se il più delle volte tale equilibrio di cerca è pressoché dettato dalle condizioni, ambientali, arboreo-vegetative e dalla conformazione del terreno. Pertanto si considera di buona utilità anche l’azione di cerca effettuata al di là della canonica distanza di tiro, purché sia concessa e gestita in ogni aspetto dal conduttore e che l’eventuale incontro di qualche selvatico possa, per effettivi aspetti pratici, rendersi funzionale al cacciatore. In sostanza un Cocker può essere totalmente fuori “mano” anche se caccia a poche decine di metri dal fucile (ad esempio all’interno di boschi fitti che rendono istruttivo il controllo visivo nei confronti del cane da parte del conduttore, oppure se completamente indifferente ai richiami e ai comandi impartitigli); più facilmente sarà considerato “fuori mano” allorché la sua azione sarà esercitata costantemente a distanze tali da non poter rendere fruibili i selvatici trovati oltre la portata di tiro del fucile; di contempo sarà altresì considerato fuori mano se non ubbidiente ai comandi o se non collegato con il conduttore, un Cocker totalmente indipendente è deleterio al corretto utilizzo dello stesso a caccia.
La metodologia di cerca dovrà essere attuata a seconda del terreno trattato: in gerbido o in terreni sostanzialmente aperti sarà di ampi lacet laterali sviluppati tendenzialmente davanti al conduttore in progressione di incrocio nella direzione di perlustrazione intrapresa, la geometria degli stessi è prevalentemente ordinata con un’indagine analitica del terreno. A tale proposito non è possibile, sia per le caratteristiche psico-strutturali del Cocker, delle condizioni del vento, della vegetazione, della scaltrezza dei selvatici, pretendere un’univoca copertura dall’inizio alla fine del lavoro, ma sarà adeguata di volta in volta in base alle condizioni strutturali-ambientali del momento. In bosco il metodo di cerca deve essere sostanzialmente ordinato e proiettato nel modulare l’ampiezza dei lacet in stretta correlazione alla visibilità concessa dalla vegetazione del sottobosco, evitando sfondate insensate in verticale lungo la direttrice di marcia, ma bensì, ispezionando ogni dove con buon metodo e in completo collegamento. Nei tragitti di caccia lungo bordi di bosco, sieponali, argini o quant’altro vincoli l’attività di cerca su di un preciso lato, l’azione di battuta sarà impostata prevalentemente sult erreno che per fattiva formazione può determinare un naturale rifugio alla selvaggina. Se prima di addentrarsi nella vegetazione, il nostro ausiliare compie una scorsa al di fuori al fine di verificare la presenza di un’eventuale pista esterna, è funzione di gran perspicacia. Poi una volta fatto tale tipo di accertamento, il lavoro dovrà essere svolto minuziosamente all’interno della vegetazione, con continue uscite all’esterno per non trascurare anche il terreno dalla parte opposta e per mantenersi in collegamento. Una volta agganciata una pista, il ritmo di esecuzione sulla stessa sarà basato soprattutto dall’entità dell’orgasmo del selvatico, se più o meno leggero.
Questa è la fase più ammaliante ed emozionante dell’intero lavoro, l’andatura sarà vieppiù determinata, la coda mossa freneticamente a segnalazione dell’importante lavoro di scovo, la testa sarà abbassata al di sotto della linea dorsale, più vicino possibile al terreno per captare meglio l’emanazione, tutti i suoi atteggiamenti saranno di massima eccitazione, dimostrativi nei confronti del conduttore dell’imminente frullo o schizzo del selvatico, movenze espressamente chiare così com’è l’immobilità del cane da ferma davanti al selvatico. Il tutto non è solo superfluo atteggiamento stilistico, ma intelligente e concretissima collaborazione del cane nei confronti del conduttore di fornire il prezioso preavviso della presenza del selvatico. Se l’ausiliare non dà una buona espressione di avvisaglia del contatto con l’emanazione, l’impressione è che sia incappato casualmente sul selvatico. E’ demerito da penalizzare. L’espressività della presa di punto deve essere sempre massima e particolarmente lapalissiana di quanto sta accadendo, la pista deve essere lavorata con velocità e decisione, se nel pistaggio si alza un selvatico al lato o addirittura dietro al passaggio del cane deve lasciare che lo stesso concluda il suo lavoro perché, soprattuto in presenza di altri selvatici, il pistaggio di uno può portare ben oltre la dimora degli altri.
Se terminata l’azione, il cane non mette in movimento il selvatico segnalato e avvisato, significa che non ha saputo leggere e interpretare correttamente la traccia dell’animale in fuga, quindi a seconda degli eventi, si tratterà di sorpasso o trascuro di selvaggina utile. Può avvenire in alcuni casi in cui il selvatico sia immobile, che il cane interrompa l’azione e manifesti un attimale accenno di ferma, oppure che brevemente esiti nel forzare la selvaggina. Questo non costituisce altro che un pregio e una raffinatezza ulteriore, segnalatrice dell’elevato equilibrio mentale del cane, che così facendo evita nel corso della pistata, di sorpassare il selvatico fermo o infine di dare il colpo conclusivo di scovo in maniera imprecisa. Il cane di contro però deve sempre manifestare l’alto stato di eccitamento, il movimento di coda deve rimanere acceso e frenetico e all’ordine del conduttore dovrà obbligatoriamente forzare senza indugi la selvaggina. Se invece al momento dell’accenno di ferma, il cane dimostra insicurezza o scarsità di verve, pochezza nella determinazione conclusiva o finanche timore del selvatico, il tutto deve essere seriamente penalizzato.

Se invece l’azione di scovo del cane trova la naturale conclusione con la determinazione esatta del punto di messa in fuga del selvatico davanti al muso del cane, proprio nel momento in cui il cacciatore imbraccia l’arma per sparare, si esigerà l’assoluta immobilità allo schizzo o al frullo, onde evitare che si frapponga nella linea di tiro. La motivazione principale è facilmente intuibili in quanto l’eventuale rincorsa o il tentativo di protendersi per ghermire la preda, potrebbe risultargli fatale o fortemente lesivo della sua incolumità. Un altro valido aspetto per cui si debba pretendere l’immobilità del cane alla partenza del selvatico è prettamente insito nel fatto stesso che esso possa visivamente cogliere meglio l’esatta linea direttrice della parabola di caduta del selvatico, e infine dell’esatta ubicazione dello stesso capo abbattuto sul terreno. Un avventato inseguimento di un selvatico, magari anche non colpito, può causare l’incauto involo o partenza di altra selvaggina presente nei paraggi, il che può avvenire nel momento in cui il cacciatore si trova con l’arma da ricaricare.
La marcatura del punto di caduta deve essere la più precisa possibile. Nei casi in cui il cane abbia una parziale o totale ostruzione del campo visivo e per assicurarsi la visuale si porti di sula iniziativa in posizione atta a soddisfare una migliore prospettiva visiva per meglio localizzare e memorizzare il punto d’impatto del selvatico colpito con il suolo, questo gesto non deve mai essere interpretato come elemento di demerito ma altresì come dote di intelligenza e sagacia di buon ausiliare. Una volta colpito il selvatico, volatile precipitato al suolo, lepre o coniglio rotolati per terra, si concede al cane di andare ad eseguire il riporto.
Il riporto, una volta localizzato il punto di battuta e assicurato il selvatico con buona presa tra le mandibole, è da pretendersi sollecito e gioviale, portato con la testa alta che scarichi il peso sulle spalle. Al trotto o al galoppo, non fa distinzione purché sia sempre brioso con il movimento di coda ben attivo e frenetico. Il leccare la preda, il cercare di spiumarla, il non voler abboccare o semmai di farlo con poca convinzione, sono aspetti di demerito che andranno valutati nella circostanza del caso. Cosa differente sarà invece la manifestazione di caparbietà nel voler meglio sistemarsi il selvatico per una migliore presa, ancor di più se il selvatico risulta essere ancora vivo e cerca di svincolarsi dalle fauci del cane. Si dovrà prestare attenzione al tipo di vegetazione o conformazione del terreno in cui è caduto il selvatico stroncato dalla fucilata, in quanto un fagiano di quasi due chili o una lepre di quattro-cinque, non è certo un comodo bagaglio per un Cocker di dodici chili, e a volte gli intrighi della verzura sono tali da rendere quasi impossibile il passaggio del cane con in bocca il selvatico. Se il Cocker si aiuta trascinando la preda, avendola abboccata per un’ala, per una zampa o per il collo, questo deve essere tolleratissimo, anzi considerato come effettiva dimostrazione di caparbietà e di volontà estrema a sopperire alle difficoltà create dalle condizioni ambientali..
Talvolta il cane, dopo aver abboccato la preda, agita la testa con violenti scossoni per vincere la resistenza dell’animale che intende ribellarsi. Il giudice distingua la presa forte dal dente duro, ossia il vizio di infierire sulla preda. La presa forte è motivata dal fatto di non concedere ulteriore possibilità di fuga al selvatico, specialmente se è ferito in maniera lieve e si difende come può nei confronti del cane; diversamente il dente duro è la chiara manifestazione di volontà di infierire sul selvatico, specialmente se morto, inerte o nella totale impossibilità di ribellarsi. Talvolta, a fronte di un combattuto recupero, il selvatico può presentare delle lesioni sulle regioni dorsale e/o caudale. Anche se di primo impatto la cosa può apparire come elemento da penalizzare, ma altresì potrebbe essere la conseguenza di una difficile e laboriosa cattura. Il giudice dovrà valutare se simili lacerazioni sono dovute alla diretta volontà del cane o se sono dovute a situazioni estranee al cane stesso come per esempio dovute alla fucilata, alla caduta dello stesso o ad altro ancora. Comunque nel caso di eventuali aspetti dubbiosi in merito si debba protendere in favore del cane.
Si il cane rifiuta di abboccare, quindi di riportare un selvatico dilaniato da una maldestra fucilata, ne ha tutto il diritto, anzi non deve essergli inflitta alcuna penalità, purché lo scempio sia evidente e contestabile.
Se il selvatico dopo essere stato colpito riesce a sottrarsi dal punto di battuta al suolo o dal punto dove è stato colpito dalla schioppettata utilizzando le forze rimastegli, allora il riporto si evolve in recupero. E se un cane non può inseguire a vista deve obbligatoriamente lavorare di naso onde decifrare meglio la pista. Più precisamente e velocemente riuscirà ad agganciare l’usta, più sarà diretto e funzionale il recupero. In queste evenienze la cerca più è indirizzata a lavorare nella direzione di fuga del selvatico più risulterà risolutiva e meno logorante in andirivieni disordinati, caotici e ansiosi. I quali atteggiamenti ingaggiati con atti di impeto smodato a seconda delle circostanze possono rivelarsi anche dannosi o disturbativi alla eventuale possibilità di altra presenza di selvaggina, vanificando di fatto altre occasioni di carniere. Molto può dipendere da un buon addestramento del cane a eseguire correttamente la forma del riporto cieco a comando.


A ogni buon conto è da evitare l’invio al riporto su lunghe distanze.
Nel tragitto di rientro è concesso al cane di raggiustassi la presa, anche riappoggiando in terra la preda per poi riabboccarla prontamente onde continuare e ultimare l’azione: in funzione di ciò dovranno essere valutati alcuni fattori come la distanza del riporto, la mole della selvaggina, le diverse condizioni ambientali e ogni qual cosa possa complicare l’espletazione.
Il riporto dall’acqua, in quanto eseguito in situazione non accessibile all’uomo, è da considerarsi come recupero.
La preda riportata o recuperata deve essere portata in mano al conduttore con gaiezza come se lo volesse omaggiate dell’ambita preda.